Il governo va alla caccia di “agropirati”: in galera anche per una bugia sullo spritz

Il ddl sicurezza alimentare
Pronto un ddl sulla sicurezza alimentare che ricalca quello elaborato del 2015 dall’ex toga rossa Caselli, su incarico dell’allora ministro Orlando, e poi finito in soffitta. Il testo introduce nuovi reati e carcere per tutti: chi produce, chi vende, chi compra

Il governo, dopo gli organizzatori di rave party e i promotori dei blocchi stradali, ha deciso di mettere nel mirino gli “agropirati”. Lo prevedere il nuovo ddl in materia di sicurezza alimentare che è stato annunciato il mese scorso in Consiglio dei ministri e che è ora al vaglio, per le ultime correzioni prima di approdare in Parlamento, del ministro dell’Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.
Il testo, tanto per cambiare, introduce diversi nuovi reati che andranno ad arricchire il catalogo, cresciuto a dismisura in questi anni con l’arrivo di Carlo Nordio a via Arenula, delle norme penali attualmente in vigore in Italia. Il testo in questione, ironia della sorte, riprende fedelmente quello elaborato dall’ex procuratore di Palermo Giancarlo Caselli durante il governo di Matteo Renzi. Nel 2015, l’anno di Expo a Milano dedicato proprio all’alimentazione, l’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd) aveva infatti nominato una Commissione, presieduta da Caselli, con lo scopo di riscrivere i reati in materia agroalimentare. L’esigenza, si disse, era quella di migliorare le azioni di contrasto alle infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali in un ambito economico molto importante per il Paese. La Commissione terminò i lavori dopo poco più di un anno, provvedendo a formulare nuove fattispecie di reato che sarebbero dovute confluire in una sezione del codice penale denominata appunto “Agropirateria”. Complice anche la fine della legislatura, il testo rimase però in qualche cassetto ministeriale e non si seppe più nulla.
La circostanza quindi che a distanza di un decennio un governo di centrodestra abbia deciso di far proprio un testo elaborato da una ex “toga rossa” come Caselli non può non far sorridere. Come sia stato possibile riesumare un testo che Orlando aveva mandato in soffitta è un mistero. Ma tant’è. Venendo comunque alle nuove norme, pur non essendo ancora disponibile l’articolato finale, emerge chiaramente l’obiettivo ultimo della riforma: carcere per tutti. Carcere per chi produce, per chi compra e per chi vende. Fra i nuovi reati, a fianco del nuovo “disastro sanitario”, configurabile quando a seguito dell’avvenuta contaminazione di acque, alimenti o medicinali oppure per la commercializzazione di alimenti, medicinali o acque pericolose o nocive siano avvenute lesioni gravi o gravissime, punito con la reclusione fino a diciotto anni, dovrebbe esserci anche il “commercio di alimenti con segni mendaci”, con pene che vanno dalla reclusione da sei mesi a cinque anni e multe fino a 100.000 euro. In pratica chi commercializza lo spritz, cocktail assai gradito da Nordio, con un vino frizzante spacciato per Prosecco di Conegliano, come prevede il disciplinare, è passibile della stessa pena di chi rapina una banca o realizza un sequestro di persona.
È poi prevista un’altra fattispecie criminale di nuovo conio: l’agropirateria realizzata dall’agropirata. Quest’ultimo è colui che pone in essere “condotte stabili e metodiche in contesti imprenditoriali organizzati nel campo alimentare”. Per lui la reclusione dovrebbe arrivare a sette anni con una multa fino a 100mila euro. Sanzioni sono previste non solo per chi produce il prodotto tarocco ma anche per chi lo vende. In questo caso la reclusione è fino a due anni e la multa fino a 10mila euro. Tante le sanzioni accessorie. Chi è stato condannato per questi reati non potrà avere accesso ai contributi e ai finanziamenti pubblici.
Se il fatto è particolarmente grave, lo stabilimento produttivo potrà essere chiuso fino a dodici mesi. Chiusura definitiva dello stabilimento infine nei casi di recidiva. La domanda che i garantisti presenti in Parlamento, ad iniziare dagli esponenti di Forza Italia, dovrebbero porsi quando si tratterà di discutere il testo è la seguente: “C’è bisogno di questi nuovi reati o si tratta delle classiche grida manzoniane ?”. Alzare le pene, si è capito, ha un grande impatto mediatico e sicuramente porta anche voti. Il rischio allora è che sia solo l’ennesimo spot del governo buono per un post sui social.
l'Unità